Da alcune settimane non scrivo qualcosa su questo blog. Finalmente, questa sera, vi scrivo qualcosa.

VI PRESENTO QUESTO VIDEO SU UN INTERESSANTE SITO ARCHEOLOGICO

E’ L’IPOGEO DI SAN SALVATORE

(Cabras, Sardegna)

Cabras e’ un paese tipico della pianura del Campidano, distante pochissimi chilometri da Oristano. Io, come alcuni di voi hanno letto nel mio profilo, abito in un altro paese, Terralba. Cabras e Terralba sono simili, come estensione e per numero di abitanti, circa novemila abitanti Cabras, diecimila ne conta invece il mio paese. Gran parte della economia di entrambi i paesi si basa sulla pesca: lo stagno di Cabras, che poi, come stagno, il piu’ grande di Europa, e lo stagno di Terralba- detto “di Marceddi’” dal nome del villaggio di pescatori, frazione di Terralba e che ne dista circa undici chilometri. Entrambi i paesi ricchid i storia, e di preistoria. Cabras, pero’, evidenzia maggiormente tale ricchezza, grazie soprattutto alle vicinissime rovine di Tharros, antica citta’ che fu fondata dai Fenici nell’ VIII secolo prima di Cristo, e che venne poi “ampliata” dai Romani. La stessa cosa accadde per la città di Neapolis- nome greco, lo stesso nome dell’antica Napoli, dal significato di “città nuova”-, ma di cui rimangono pochi ruderi; Tharros, invece, e’ visitabile e suscita le stesse bellissime impressioni di Pompei, per quanto piu’ piccola, o di altra antica città romana.

Tharros, sul piano del commercio e della economia, era seconda in epoca fenicia e punica solo a Cartagine. Anche la “nostra” Neapolis (ma le rovine si trovano in territorio oggi appartenente ad un altro paese, Guspini) , con i suoi settecento metri di lunghezza e circa duecento di larghezza, pressappoco le dimensioni di Tharros stessa, era ricca e fiorente, con un vasto porto che fu operativo, sembra, fino al 1200. Entrambe le città furono abbandonate qualche secolo dopo il 1000 d. C per costruire nel caso di Tharros, Oristano, e nel caso di Neapolis, Terralba, Guspini, Arcidano ed altri paesi. Una “trasmigrazione” per questioni contingenti, insomma.

Attorno a Tharros, come succedeva e succede anche oggi intorno a qualsiasi città fiorente, sorsero dei “centri”, ed alla città facevano capo strade e corcevie. Piccoli villaggi, centri di culto, “nodi di commercio”. Ecco, proprio in uno di questi crocevia che collegavano Tharros con altri centri di quella zona della Sardegna, sorse un luogo di culto. Quale luogo di culto? Il video vi presenta una chiesetta secentesca, sorta sopra- come accade quasi sempre nelle sovrapposizioni di culti e culture..- ad un tempietto sotterraneo, considerato di epoca tardoromana ma aventi origini, come sotterraneo, all’epoca Fenicia, ed ancora prima. Molto prima, forse a tre, quattromila anni fa.

Immaginate un antico pozzo, od un complesso di pozzi, scavato a bella posta, fino ad aver raggiunto il livello dell’acqua. Dentro l’invaso, una pietra simboleggiante la fertilità maschile (fallo). Attorno a questo pozzo, delle strutture come dei muri, ed una scala che arrivava fino a poter toccare l’acqua, nella qule c’era qualche pietra fallica (generalmente una, al centro), e degli oggetti votivi. Attorno al luogo sacro, poi, delle capanne costruite in pietre a secco: un villaggio santuariale. Siamo circa intorno al tremila, tremilacinquecento A. C. E’ l’epoca dei Nuraghi, le mitiche torri in pietra a secco che costellano la Sardegna. Sappiamo come erano questi pozzi sacri, perche’ molti sono oggi ancora integri, e non “contaminati” da culti successivi e maneggiamenti. Ecco cosa e’ accaduto vicino a Cabras, dove oggi c’e il villaggetto secentesco di San Salvatore (nome da intendesi come Cristo santo e salvatore, e non un santo che si chiamasse Salvatore), e che ha inglobato il luogo di culto. L’antico villaggio santuariale di epoca nuragica, ed il tempio “a pozzo” si modificarono potrei scrivervi..contemporaneamente. Immaginate, arrivano i Fenici 2800 anni fa, rimaneggiano il luogo per i loro culti e ccostruiscono case, capanne “nel loro stile”. Poi, i Romani. Si pensa che il tempietto sotterraneo fosse, in epoca Romana, dedicato al culti di Marte e Venere, e di Ercole. Ercole venviva definito “sotèr”, in greco “salvatore” ed ecco che, in epoca tardoromana, dopo la conversione al Cristianesimo dell’impero per opera di Costantino,il tempietto di “Eracle Soter” diventa tempio di “Cristo Salvatore”. Dopo il medioevo, nel ‘600 ecco che sopra il tempietto, che era ormai diventato tempio paleocristiano, fu eretta una chiesetta, tuttora in piedi. “la chiesa di San Salvatore”- del Cristo santo salvatore-.

Oggi, le cose stanno cosi’: si entra nella chiesetta- usata come culto campestre, e non tutte le domeniche-, e con una scala nascosta da una lunga botola di ferro, si accede al tempietto. Il tempio sotterraneo e’ istoriato di affreschi di cui rimane poco per via della umidità, e disegni fatti con il carboncino, opera di devoti, e perche’ no, talvolta di vandali o curiosi che nei secoli vollero lasciare la loro “firma”. Disegni chiaramente raffiguranti divinità pagane, accanto a quelle cristiane, le inconfodibili figure di Venere e Marte, di Ercole che uccide il leone Nemeo, raffigurazioni di tori e di altri animali dalla forte carica simbolica, e tanti altri disegni ancora, e scritte. Anche qualche scritta in arabo- in Sardegna vennero anche i saraceni. Le temute incursioni saracene,  affrontate dai sardi con tenacia e valore.

Il tempietto sotterraneo ha una pianta a doppia croce greca ed un abside nella parte posteriore rispetto all’ingresso che “collima” con quello della chiesetta secentesca; dentro, poi,  ci sono due altari cristiani presumibilmente aggiunti per il culto cristiano nel quinto, sesto secolo; degni di nota sono i pozzi: uno grande, che si trova al centro, fra le prime due braccia della doppia croce, come ben si vede nel filmato,  ed un altro pozzo piu’ piccolo, senza struttura protettiva ma coperto da un vetro, con una pietra fallica ancora in posizione forse originaria, rispetto al culto precedente a quello cristiano. E’ importante quanto segue: tutti i culti succedutisi in quel luogo- come in altre decine di luoghi della Sardegna-, fin dalla preistoria,  hanno come filo conduttore il culto dell’acqua sorgiva e guaritrice. Si’, “guaritrice” perche’ questi santuari erano meta di pellegrinaggi dai villaggi vicini od anche lontaniGli studiosi di archeologia e storia sarda infatti fanno un distinguo tra due tipi di villaggi, “santuariale” ed “abitativo”. Nella preistoria e protostoria, i villaggi abitativi erano se vogliamo l’equivalente dei nostri paesi e borghi; i villagggi santuariali o cultuali erano, invece, dei luoghi di fede e mete i visite di fedeli, che si trattenevano li’ anche per dei periodi di qualche settimana. Molti di questi luoghi sono oggetto anche oggi di feste campestri. San Salvatore e’ uno di questi. La prima domenica di Settembre di ogni anno gli abitanti di Cabras festeggiano il Cristo “San Salvatore”. Alcuni giorni prima, ed alcuni giorni dopo, il villaggio si anima, e la gente ci vive. Due, tre famiglie, invece, ci stanno anche in altri periodi dell’anno (come ho scritto prima, le case sono ora di proprietà di cabraresi, delle piccole residenze estive). Sono decine gli antichi “pozzi sacri”di epoca Nuragica. Alcuni sono rimasti allo stato originale, come erano almeno tremila anni fa; altri, come a San salvatore, si sono trasformati in luogni di culto cristiano, seguendo lo schema evolutivo quasi standard dei lughi di culto.

Sul villaggio che circonda la chiesetta e l’ipogeo c’e una cosa curiosa, che nulla c’entra con i culti. Le case del villaggio, oggi case di proprietà di cabraresi, hanno uno stile che richiama al Messico del Far West. Ecco che, negli anni ’60, il ergista Sergio Leone giro’ parecchie scene di films western, “all’italiana”. Se avete visto uno di quei fimm, sapete, musiche di Morricone..forse ha visto anche qualche scena girata nel villaggio di San Salvatore. Dove c’era, oggi non piu’, un saloon ed altre infrastrutture – la fontana..- a carattere western. Divertente poi il fatto che i turisti non sardi, ma proprio tutti, arrivano convinti che il villaggio di San Salvatore, chiesa compresa, fosse stato costruito apposta per i films. “Furono aggiunte delle cose, il saloon eccetera, per girare le scene. Ma il villaggio- viene spiegato loro- c’era già”.

Non mi dilungo oltre, aggiungo soltanto questo: l’accostamento che ho fatto fra il mio paese e Cabras, distante circa 35 chilometri, oltre ai motivi esposti,  ha anche una piccola valenza pesonale: ho lavorato nel tempietto di San Salvatore per tre anni, dal 1993 al 1996. Si’, in qualità di addetto alla custodia, come dipendente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, oggi anche “del Turismo. E lo conosco.

Questo post e’ una “anteprima” di un articolo che pubblichero’, come dice anche il titolo, sui misteriosi “giganti di pietra”, statue trovate vicino a Cabras, di epoca nuragica, belle ed interessanti perche’ la loro fattura anticipa di parecchio quella che sembrava, prima della loro scoperta, essere prerogativa dei Greci. Sono le misteriose  statue di Mont’e Prama. Tutto questo, si’, ma dopo Pasqua.

CIAO

Marghian